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Celso, giovane assertore convinto della propria romanità, e Rachiulf, barbaro opportunista e senza scrupoli, accomunati dall'attrattiva delle fortune di Odoacre, si spingono in un viaggio che dal Norico li porta a Verona. Strada facendo si scoprono maestri e istruttori l'uno dell'altro, di lettere e di armi. Prima che si scateni la tempesta, con Teodorico già alle porte d'Italia, le loro strade prendono direzioni opposte: Celso si prepara a vivere anni combattuti, tra amori, battaglie e ideali, mentre Rachiulf resta nell'ombra dell'ambiziosa affermazione gota. Fino a quando il barbaro intravede, nello sfacelo che sta imperversando, le scintille della cultura e della fede, come i veri valori della romanità da salvaguardare, più che l'ideale di un impero, ai quali lo stesso Celso, in fuga, dovrà rinunciare.